Interpello 47/2025: disallineamento da ibridi e branch exemption tra Italia e Hong Kong
Con la risposta all’interpello n. 47 del 25 febbraio 2025, l’Agenzia delle Entrate è tornata a esaminare l’ambito applicativo delle misure di contrasto ai disallineamenti da ibridi, confermando che l’intervento delle disposizioni contenute negli articoli da 6 a seguire del D.Lgs. n. 142/2018 (cd. “Decreto ATAD”) è subordinato alla presenza di una “causa ibrida” che determini il disallineamento fiscale.
Il caso esaminato ha ad oggetto una transazione infragruppo tra una società residente in Italia e una propria stabile organizzazione situata a Hong Kong, la quale applica il regime di branch exemption di cui all’art. 168-ter del TUIR. Nello specifico, veniva sollevato il problema della mancata deducibilità – sia in Italia che a Hong Kong – di costi sostenuti dalla branch per attività di supporto e coordinamento svolte in favore della casa madre italiana.
L’istante si interrogava sulla rilevanza, ai fini dell’art. 6, comma 1, lett. r), punti 7 o 8 del Decreto ATAD, di un potenziale disallineamento derivante dalla valorizzazione di tali costi nella dichiarazione dei redditi, con conseguente rischio di applicazione dei meccanismi di neutralizzazione previsti in presenza di fenomeni D/NI (deduction/no inclusion) o DD (double deduction).
L’Amministrazione finanziaria ha tuttavia escluso che il disallineamento riscontrato possa essere ricondotto a una divergenza tra sistemi fiscali. Secondo l’Agenzia, l’indeducibilità dei costi a livello della branch non trova fondamento in un’incompatibilità tra le normative tributarie italiana e hongkonghese, bensì in una scelta interna di natura contabile, che ha portato alla mancata rilevazione del componente di costo.
Di conseguenza, non essendo riscontrabile una “causa ibrida” in senso tecnico – come delineato dall’Azione 2 del progetto BEPS dell’OCSE e recepito nel Decreto ATAD – le misure correttive previste dalla normativa anti-ibridi risultano inapplicabili nel caso in esame.
Si ricorda che l’art. 6, comma 1, lett. r), del D.Lgs. n. 142/2018 elenca otto categorie di disallineamento riconducibili a ipotesi di deduzione senza inclusione (punti da 1 a 7) o doppia deduzione (punto 8), a condizione che tali effetti derivino da divergenze nella qualificazione fiscale di soggetti, strumenti o componenti reddituali tra due ordinamenti giuridici (cd. hybrid mismatch arrangements).
Nel caso specifico, la natura meramente contabile del disallineamento esclude il presupposto applicativo delle disposizioni anti-ibridi. L’Agenzia ha comunque evidenziato che restano fermi i poteri di verifica in merito alla corretta applicazione dell’Approccio Autorizzato OCSE (AOA) e alla congruità delle operazioni infragruppo.
Riguardo l'autore
Filippo Baglioni è un avvocato fiscalista con un’ampia esperienza in fiscalità nazionale e internazionale, gestione del rischio fiscale e compliance. Attualmente è Manager Tax presso BDO Italia e dottorando in Business & Law presso l’Università di Brescia e la WU Vienna University of Economics and Business. È autore di articoli e pubblicazioni su tematiche tributarie e docente in ambito fiscale.