Dubai si conferma una delle destinazioni più attrattive per i professionisti freelance che intendono operare in un contesto internazionale, competitivo e fiscalmente favorevole. L’Emirato si distingue per un ecosistema normativo e infrastrutturale in rapida evoluzione, fortemente orientato all’innovazione e all’apertura verso forme di lavoro indipendente altamente qualificate.

Il presente contributo fornisce una panoramica aggiornata sul lavoro da freelance a Dubai, analizzando i requisiti per l’ottenimento del visto, le opportunità di mercato e gli aspetti rilevanti in materia di residenza fiscale. L’obiettivo è fornire uno strumento operativo utile per la pianificazione professionale e tributaria nel medio-lungo periodo.

Dubai come hub per i freelance: un contesto in espansione strutturata

Dal 2019, anno in cui sono stati introdotti i primi strumenti normativi dedicati al lavoro autonomo, Dubai ha sviluppato un assetto favorevole all’insediamento di professionisti freelance e imprenditori digitali. L’Emirato ospita attualmente oltre 40 zone franche operative, numerosi cluster industriali settoriali e iniziative istituzionali mirate a sostenere l’attività professionale indipendente, con particolare attenzione ai comparti tecnologico, creativo, legale, finanziario e consulenziale.

La combinazione tra un quadro regolatorio flessibile, accesso a mercati globali e assenza di imposta sul reddito delle persone fisiche rende Dubai un hub strategico per lo sviluppo di attività autonome ad alta specializzazione. La possibilità di operare da remoto, l’elevata qualità delle infrastrutture digitali e la stabilità politico-economica rafforzano ulteriormente l’attrattività dell’Emirato per i professionisti altamente qualificati.

Visto da freelance: le opzioni disponibili

A partire dal 2021, il governo degli Emirati Arabi Uniti ha introdotto una serie di strumenti per regolamentare e incentivare il lavoro indipendente. Le principali opzioni attualmente disponibili per operare legalmente come freelance a Dubai includono:

  • Green Visa: introdotto nel 2022, consente ai lavoratori autonomi di risiedere e operare negli Emirati fino a cinque anni senza la necessità di uno sponsor locale. Per ottenerlo è necessario ottenere un permesso di lavoro autonomo dal Ministero delle Risorse Umane e dell’Emiratizzazione (MOHRE). Sono richiesti un titolo di studio post-secondario, una prova di reddito annuo derivante da attività autonoma pari ad almeno 360.000 AED negli ultimi due esercizi o una comprovata solidità finanziaria.
  • Permesso freelance per residenti: disponibile per chi già risiede negli Emirati tramite un visto familiare (es. coniuge o genitori) e intende formalizzare la propria attività come lavoratore autonomo.
  • Licenza freelance con visto associato tramite zona franca: numerose zone franche offrono pacchetti comprensivi di licenza professionale e visto di residenza. Questa è la formula più adottata da chi intende trasferirsi a Dubai per intraprendere un’attività freelance. Ogni zona franca definisce requisiti, procedure e costi specifici.
  • Dubai Talent Pass: lanciato nel 2022 attraverso una collaborazione tra Dubai Airport Free Zone (DAFZA), Dubai Culture e la Direzione generale per la residenza e gli affari esteri (GDRFA), consente l’ottenimento di una licenza triennale riservata a professionisti operanti nei settori della cultura, dei media, della formazione, della consulenza e dell’innovazione tecnologica.

Le domande possono essere presentate tramite le piattaforme ufficiali delle rispettive zone franche, che offrono anche assistenza per l’apertura di conti bancari, la locazione di uffici e la gestione degli adempimenti amministrativi. Tra le piattaforme più utilizzate vi è il portale AXS per le zone del gruppo TECOM, mentre altri distretti utilizzano sistemi digitali dedicati.

Come ottenere il visto da freelance: fasi operative

Il processo di rilascio del visto freelance comporta una serie di fasi formali. In primo luogo, occorre selezionare la zona franca più adatta alla propria attività, valutando criteri quali settore di riferimento, servizi inclusi, tempistiche di rilascio e oneri economici.

La documentazione richiesta in fase di domanda include:

  1. – curriculum vitae aggiornato;
  2. – fotografia in formato passaporto;
  3. – copia del passaporto con validità residua di almeno sei mesi;
  4. – titoli accademici (ove richiesto), legalizzati secondo la normativa locale;
  5. – portfolio lavori o referenze professionali;
  6. – eventuali lettere bancarie o dichiarazioni di reddito;
  7. – business plan (richiesto da alcune zone franche).

A seguito dell’approvazione iniziale, si procede con il pagamento delle relative tariffe (licenza, visto, workspace), e si ottiene infine il permesso di lavoro, abilitando l’accesso ai servizi erogati dalla zona franca o dalle autorità governative.

Considerazioni fiscali e trasferimento di residenza

L’ottenimento di un visto di residenza negli Emirati Arabi Uniti non comporta automaticamente il trasferimento della residenza fiscale ai fini italiani. Ai sensi dell’art. 2, comma 2-bis del TUIR, i cittadini italiani che si trasferiscono in Stati a fiscalità privilegiata sono considerati fiscalmente residenti in Italia, salvo prova contraria. Tuttavia, gli Emirati Arabi Uniti non rientrano nell’elenco dei Paesi a fiscalità privilegiata adottato con D.M. 4 maggio 1999, aggiornato da ultimo con D.M. 21 marzo 2023. Di conseguenza, non si applica l’inversione dell’onere della prova prevista dalla norma.

Resta ferma, tuttavia, la possibilità per l’Agenzia delle Entrate Italiana di contestare l’effettività del trasferimento sulla base di elementi sostanziali, quali:

  • scrizione all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero);
  • interruzione di legami personali ed economici con il territorio italiano;
  • presenza fisica prevalente negli Emirati.

L’assenza di tali presupposti può condurre all’attribuzione della residenza fiscale in Italia, con conseguente assoggettamento a tassazione italiana per tutti i redditi ovunque prodotti.

Vantaggi fiscali e contributivi rispetto all’Italia

Dal punto di vista fiscale, il regime degli Emirati Arabi Uniti rappresenta una discontinuità significativa rispetto al sistema italiano applicabile alle persone fisiche. Gli Emirati non prevedono imposte sul reddito delle persone fisiche, né tassazione su plusvalenze, dividendi o patrimoni. Pertanto, un freelance che trasferisce effettivamente la propria residenza fiscale a Dubai può beneficiare dell’esenzione totale dall’imposta personale sul reddito, a condizione di aver effettivamente trasferito la propria residenza.

Sotto il profilo contributivo, l’assenza di obblighi previdenziali per i lavoratori autonomi stranieri costituisce un ulteriore elemento di potenziale vantaggio, anche alla luce dell’attuale situazione in cui versa il sistema previdenziale in Italia. A Dubai, infatti, non è prevista l’iscrizione obbligatoria a sistemi di previdenza sociale per i freelance, mentre in Italia un lavoratore autonomo sarebbe tenuto al versamento dei contributi alla Gestione Separata INPS o a una Cassa professionale, con aliquote superiori al 25% del reddito. Tale assenza di obblighi contributivi può essere gestita con scelte individuali di contribuzione volontaria.

Conclusione: opportunità concrete, ma servono pianificazione e consapevolezza

Lavorare come freelance a Dubai offre opportunità reali di crescita professionale e ottimizzazione fiscale, all’interno di un ecosistema regolatorio favorevole e proiettato verso l’internazionalizzazione delle competenze. Tuttavia, il pieno accesso ai benefici disponibili richiede una pianificazione consapevole, in particolare con riferimento alla normativa italiana in materia di residenza fiscale, obblighi dichiarativi e monitoraggio fiscale. Una strategia solida, supportata da un’analisi puntuale del proprio profilo e degli adempimenti necessari, costituisce il presupposto essenziale per un trasferimento efficace, sostenibile e conforme.

Riguardo l'autore

Filippo Baglioni è un avvocato fiscalista con un’ampia esperienza in fiscalità nazionale e internazionale, gestione del rischio fiscale e compliance. Attualmente è Manager Tax presso BDO Italia e dottorando in Business & Law presso l’Università di Brescia e la WU Vienna University of Economics and Business. È autore di articoli e pubblicazioni su tematiche tributarie e docente in ambito fiscale.

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